Esporre #2

… riflessioni attorno alle

pratiche d’agencement

 

In questo breve articolo ci occuperemo della tipologia allestitiva che vede nel materiale il focus allestitivo. Il materiale, presente in una mostra, è per l’occhio sia struttura che tessitura dell’allestimento. Il suo effetto dipende da una serie di caratteristiche che le sono proprie, come : il colore, la trasparenza, la trama, il trattamento della superficie, la capacità di accogliere la luce e di rifletterla, la resistenza.
Lo spazio e le forme dell’allestimento possono essere influenzati in maniera decisiva dalla tipologia di materiale scelto, creando così una subordinazione nelle scelte allestitive. Il materiale, dunque, è un elemento dell’allestimento che ha una funzione importante sia fisiologica che psicologica, diventando in molti casi un concept sul quale costruire il progetto allestitivo.

Il tessuto, o l’enfasi barocca

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Carlo Scarpa, allestimento mostra “Antonello da Messina”, Municipio, Messina, 1953.

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Boutique Mademoiselle di Sorrento.

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Esposizione I protagonisti del design italiano, Salone del mobile, Milano, 2009.

[Note] Le immagini 1 e 2 sono state tratte da Pier Federico Caliari, “La forma dell’effimero”, Milano, Ed. Lybra, 2000 e da “Nuovo Allestimento Italiano”, Milano, Ed. Lybra, 1997.

 

 

Esporre #1

… riflessioni attorno alle

pratiche d’agencement …

 

Mies van der Rohe ha sostenuto nel saggio dal titiolo Zum Thema : Ausstellungen (1928) [1] che il compito delle esposizioni future sarebbe stato quello d’ “intensificare la vita” : renderla più intensa, rafforzarla. In questo senso, l’atto espositivo avrà il compito d’intensificare l’esperienza del visitatore ricorrendo a quelle forme di allestimento capaci di rappresentare, in un dato spazio, un’idea coerente di progetto. Forme di allestimento che, come prodotto culturale di un’esposizione, presentano meccanismi interni che compaiono, si evolvono e, in seguito, si ripetono consolidandosi nel corso della storia.

In questo breve articolo ci occuperemo di una prima tipologia di allestimento, che vede l’isolamento dell’oggetto come focus allestitivo. Dobbiamo, al tal fine, considerare che le diverse tipologie allestitive (che saranno oggetto dei prossimi articoli) non sempre garantiscono il senso della proposta, ma rendono possibile il mantenimento di una direzione rigorosa di progetto.

Questa tipologia d’allestimento ha lo scopo d’isolare un oggetto inserendolo in uno spazio vuoto, su uno sfondo distante o piatto, il più delle volte senza alcuna informazione. Questa soluzione è concepita per rafforzare la relazione tra l’oggetto e il visitatore e tra la forma e lo spazio espositivo, creando eterogeni effetti scenografici.

 

1954-56, Pietà Rondanini di Michelangelo, Sala degli Scarglioni, Castello Sforzesco, Milano
1956-63, Sala degli Scarlioni, Castello Sforzesco, Milano.
Pietà Rondanini di Michelangelo, allestimento BBPR.

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1984, Palazzo Sogetsu Kaikan, Tokyo.
Italian Design, allestimento Pierluigi Cerri (Gregotti Associati).
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1984, Palazzo Strozzi, Firenze.
Fortuny nella Belle Epoque, allestimento Rostagno e Pettini.
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1934, Sala di Icaro, Esposizione dell’Aeronautica italiana al Palazzo dell’Arte della Triennale di Milano, 1934.
Allestimento Giuseppe Pagano, scultura Marcello Mascherini, pittura murale Bruno Munari.

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[1] Saggio pubblicato nel 1928 su “Die Form”, 3, 4.

Allestimento urbano e identità del territorio

Esporre il dissenso  #1 

Note sul carattere dell’allestimento urbano

Il 13 febbraio 2013 in Piazza degli Affari a Milano è andata in scena la protesta dei caschetti gialli del settore edile italiano dal titolo ” La Giornata della collera” http://www.lagiornatadellacollera.org.

La monocromatica scenografia urbana è composta da circa 10 mila caschetti gialli posti ordinatamente nella piazza. Un colpo d’occhio cromatico (il giallo dei caschetti in contrasto con il bianco travertino di palazzo Mezzanotte) che non ha lasciato indifferenti i passanti.

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esporre il dissenso

In questa stessa piazza, da qualche anno, è anche esposta la scultura L.O.V.E.  – acronimo di libertà, odio, vendetta – di  Maurizio Cattelan che raffigura una mano, intenta nel saluto fascista, con tutte le dita mozzate eccetto il dito medio che rimane alzato e rivolto verso palazzo Mezzanotte (dal nome dell’architetto Paolo Mezzanotte) che dal 1932 è sede della Borsa di Milano.

Palazzo Mezzanotte con la sua imponente facciata – che raggiunge l’altezza di 36 metri –  è un esempio di architettura del periodo fascista. Il fronte fu costruito in blocchi di travertino con sculture ad opera di Leone Lodi (1900-1974) e Gemignano Cibau (1893-1969), raffiguranti i “Quattro Elementi” allegorici della ricchezza economica.

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Vediamo, dunque, come l’allestimento – o la scenografia –  investa sempre più spazi , diversi e inaspettati, con lo scopo di  rappresentare l’evento, inteso come “momento della percezione estetica”,  che viene così trasformato da fenomeno sociale a fenomeno di estetizzazione generale dell’esistenza (cf. Gianni Vattimo, La società trasparente, Garzanti, 2007).

Il filo d’Arianna, o il percorso di una mostra

 

Ripartiamo dal concetto di percorso !

” Pianta dell’esposizione e percorso del visitatore diventano una sola entità perché la pianta deve prendere forma dalla soluzione del problema del percorso.

Guidare il visitatore nella giusta direzione, in modo che passi davanti a tutto ciò che deve essere osservato, pur senza esservi consapevolmente costretto […]

quando il materiale espositivo è già ordinato in una successione logica, il flusso dei visitatori procede in maniera libera e spontanea […]

Chi legge un libro può stare fermo o muoversi, mentre il libro mantiene sempre la stessa relazione con i suoi occhi. In una mostra, la situazione è diversa : l’oggetto rimane fermo e l’individuo è in movimento.

Gli elementi che in un libro si susseguono in pagine diverse, in una mostra sono disposti in stretta successione, nel verso del percorso del visitatore.

Ne deriva che noi, in quanto leggiamo da sinistra e destra, dobbiamo progettare la sequenza degli eventi in questo stesso ordine.

La direzione in cui si cammina deve essere parallela a quella in cui si legge. La stessa regola della sequenza da sinistra a destra si applica anche alla disposizione della immagini […] “

Herbert Bayer, Fundamentals of exhibition design, 1937 (revue PM-Production manager, 6_ no. 2 (dicembre 1939–gennaio 1940).

 

The family of man

 

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La velocità, o il treno

Luigi Russolo, Dinamismo di un treno,1912
Pippo Rizzo, Treno in corsa, 1929
August et Louis Lumière, L’arrivée d’un train en gare de La Ciotat, 1896
Il treno
Un bello e orribile
mostro si sferra,
corre gli oceani,
corre la terra:
corusco e fùmido
come i vulcani,
i monti supera,
divora i piani;
sorvola i baratri;
poi si nascondeper antri incogniti,
per vie profonde;
ed esce; e indomito
di lido in lido
come di turbine
manda il suo grido.
Giosuè Carducci

 

 

HAIM STEINBACH // Collections

“What difference is there between the domestic environment and the artistic context? Don’t both involve displaying something? And
aren’t the objects that are presented laden with meaning in both cases? […] We are all collectors. It is a part of our nature.”
Haim Steinbach

In his solo show at the Lia Rumma Gallery (Milan) Haim Steinbach employs standard architectural building materials – metal studs,
drywall, prefabricated shelving units, paint and wallpaper – evoking both domestic and institutional spaces as places ready for
presentation. The artist exhibits over 50 objects selected from seven collections. The objects are arranged and placed on shelves,
and are displayed on both the permanent gallery walls and Steinbach’s temporary walls.

BIO HAIMSTEINBACH

LIA RUMMA GALLERY

LOOK AT THIS BOOK!

Jean Baudillard, Le Système des objets, Gallimard, Paris, 1968.

« Peut-on espérer classer un monde d’objets qui change à vue et parvenir à un système descriptif ? » La démarche de Jean Baudrillard dans Le Système des objets était de chercher à comprendre comment l’objet avait progressivement conquis son autonomie, comment l’homme était devenu « spectateur » de ses propres objets.

 

Cinema

Cinema and Architecture

Amos Gitaï,  Lullaby to my father, 2011

Amos Gitai tells the story of his father, Munio Weinraub, who was a student at the Bauhaus design and architecture school in the city of Dessau, before Hitler closed the school in 1933. In May 1933, Weinraub was accused of “treason against the German people” and sent to prison and later on expulsed away from Germany. The film follows Munio’s route from Poland to Germany, from Switzerland to Palestine.

Munio-Weinraub-Reform-School-Gil-Am-Shefaram-Israel1964
Gitai Munio Weinraub: Szumlany, Dessau, Haifa. Parcours D’un Architecte Moderne, 2001

 

Cinema and art

Amos Gitaï, Traces, Palais de Tokyo, 2011


Traces d’Amos Gitai au Palais de Tokyo di Palagret