Enzo Mari e l’allestimento degli spazi

In questo post vorremo dare rilevanza agli allestimenti di Enzo Mari che realizzò per diverse aziende, come Danese e Bompiani o per fondazioni ed enti come  l’allestimento della mostra Voudou. Vodun: African Voodoo, che Mari ha progettato nel 2011 per la Fondation Cartier di Parigi.

Nel 1970 presso il Musée des Arts Décoratifs, Palais du Louvre, Pavillon de Marsan a Parigi viene inaugurata la mostra dal titolo Contenir, regarder, jouer (14 janvier-9 mars) con una selezione di oggetti di Danese Milano.

 

Fonte https://www.danesemilano.com/it/history_1970_1979
http://www.artnet.com/artists/enzo-mari/contenir-regarder-jouer-Dp9v5DOFJSs2lSneXWisxA2
Catalogo della mostra.
Foto dal catalogo della mostra.

Mari progetta degli allestimenti modulari e flessibili in cartone (materiale che utilizzerà anche per altri progetti di mostre e negozi per Danese). Il progetto di questi display in cartone presenta una connotazione architettonica che poggia sulla composizione di moduli geometrici. Questi ultimi compongono forme complesse e versatili per la divisione dello spazio o il supporto degli oggetti esposti.

La ricerca sul materiale cartone sviluppata da Mari, a partire dagli anni 1960, vedrà anche la realizzazione del progetto Il posto dei giochi (1967), un habitat gioco per bambini. Il paravento in cartone, leggero e resistente, è uno strumento lasciato alla libera fanstasia del bambino. Il display presenta delle decorazioni colorate e delle aperture di forme geometriche diverse sollecitando intepretazioni molteplici nel piccolo abitante.

 

http://materialdesign.it/it/post-it/enzo-mari-precorritore-del-design-in-cartone_13_310.htm

Tornando indietro nel tempo, agli anni 1950, un allestimento che si distingue per la sua funzione è la Libreria viaggiante (1956): un camioncino trasformato in una saletta di esposizione di libri della casa editrice Bompiani. Lo scopo del progetto era quello di raggiungere i luoghi remoti d’Italia che non avevano le librerie. Il vettore si presentava come una libreria mobile con vetrine ; all’interno c’era una collezione di libri e un salottino dove il libraio poteva ricevere e conversare con i visitatori.

 

Fonte Hans Ulrich Obrist, Enzo Mari, The Conversation Series.

Photo Chiara Rubessi. Sezione dedicata all’allestimento dalla mostra di Enzo Mari, Triennale di Milano, 2021.

Photo Chiara Rubessi. Ricostruzione della scenografia di Enzo Mari per la mostra Voudou. Vodun: African Voodoo, Triennale di Milano, 2021.

Concludiamo questo breve excursus sul tema dell’allestimento in Mari con la già citata mostra del 2011 dal titolo Voudou. Vodun: African Voodoo dove sono esposte sculture voodoo o vudù della collezione Anne e Jacques Kerchache. L’allestimento progettato da Mari presenta una serie di quinte a vista poste in circolo nella grande sala vetrata della fondazione. Ogni quinta presenta una piccola porta chiusa davanti alla quale è posizionata e illuminata dall’alto una scultura della collezione, come fosse il guardiano della casa. Entriamo, quindi, in una specie di scenografia cinematografica dove le sculture diventano i protaginisti silenziosi di un racconto tutto da scoprire e immaginare.

 

Fonte https://www.fondationcartier.com/en/exhibitions/les-tresors-du-vaudou

 

Fonte https://www.fondationcartier.com/en/exhibitions/les-tresors-du-vaudou

Terminiamo l’articolo con la fotografia dell’installazione, di grande suggestione visiva e di forte valenza simbolica,  dal titolo Allegoria della morte (un progetto di Mari che risale al 1987) che ci mostra un’area in terriccio con tre lapidi, ciascuna dotata di un simbolo; la Croce, la Falce e Martello e la Svastica. La croce allude alle religioni monoteiste, la falce e martello fa riferimento alla laicità e, infine, la svastica richiama l’idea di mercificazione evidenziata da modellini di automobili disposti nella sua direzione.

 

Photo Chiara Rubessi, Triennale di Milano, 2021.

Riferimenti online
https://www.instagram.com/triennalemilano/
https://triennale.org/eventi/enzo-mari-curated-by-hans-ulrich-obristwith-francesca-giacomelli
https://www.danesemilano.com/it/designerDetails?idDesigner=14#
https://www.fondationcartier.com/en/exhibitions/les-tresors-du-vaudou

Tra gli scritti di Mari segnaliamo
Funzione della ricerca estetica, Milano, Edizioni di Comunità, 1970
Ipotesi di rifondazione del progetto, Mlano, ADI, 1978
Dov’è l’artigiano, Catalogo della mostra, 23 aprile-3 maggio 1981, Firenze, Electa Firenze, 1981
Progetto e passione, Milano, Bollati Boringhieri, 2000
Autoprogettazione, Milano, Corraini, 2002
Lezioni di disegno: storie di carte, draghi e struzzi in cattedra, Milano, Rizzoli, 2008

Tra i progetti di Mari segnaliamo
16 Animali, 1957, Danese
Putrella, 1958, Danese
In Attesa, 1971, Danese, cestino gettacarte
Tonietta, 1987, Zanotta, sedia
Pentole Copernico, 1989, Zani&Zani
Posate Piuma, 1991, Zani&Zani
Librera componibile Ulm, 1996-98, Zanotta
Em02, scolapasta, 1997, Alessi
Squeezer, spremilimoni, 2000, Alessi
Ypsilon, cavalletti, 1999, Alessi
Eretteo, portaombrelli, 2000, Magis
Togo, appendiabiti, 2001, Magis

Cavea. Allestire lo spazio della conversazione pubblica

In questo post vogliamo aprire una finestra sull’allestimento della conversazione pubblica, uno spazio d’interazione che merita una propria ricerca nella pratica dell’allestimento e pone interessanti sfide progettuali.

In this article, we will talk about spatial design of the public conversation, a space of interaction that poses interesting design challenges.

© Photo Michel Giesbrecht
© Photo Michel Giesbrecht
© Photo Michel Giesbrecht
© Photo Michel Giesbrecht
© Photo Michel Giesbrecht
© Photo Michel Giesbrecht

La conferenza, il seminario, il workshop, l’atelier e il dibattito hanno la facoltà di riunire in un spazio degli individui che si ritrovano solitamente per ascoltare e partecipare a una conversazione. Si avvia così un processo d’interazione tra lo spazio (dedicato a questa pratica) e gli elementi di allestimento che concorrono a definire la configurazione spaziale e la postura corporale dei partecipanti che si trattengono in uno spazio.

The conference brings together in a space of individuals participating in a conversation. Starts a process of interaction between space and the elements that define the spatial configuration and bodily posture of the participants.

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La riflessione sulla postura dell’individuo e la pratica della conversazione ha portato il designer e scenografo francese, Olivier Vadrot, a realizzare il progetto Cavea (une salle de conférence nomade) [1].

Reflection on the posture of the individual and the practice of conversation brought the designer Olivier Vadrot to realize the project Cavea [1].

Cavea (dal lat. cavĕa(m), propr. ‘cavità’), da cui la forma specifica ad arco delle sedute, è un sistema modulare e flessibilmente adattabile che permette la programmazione di conferenze, dibattiti e tavole rotonde, con una capienza che arriva fino alle sessanta persone.

Cavea (dal lat. cavĕa(m), propr. ‘cavità’), from which the specific form an arc of sittings, is a modular system that allows programming of  debates and round tables with a seating capacity of sixty people.

Il dispositivo è composto da una serie di elementi autonomi in multistrato di betulla che vengono assemblati montando un telaio in acciaio leggero. Il principio di montaggio permette, in un’ottica di autoprogettazione [2], di essere assemblato anche da persone non esperte.

The device is composed of a series of standalone elements made of birch plywood that are assembled by mounting a light steel frame. The principle of mounting allows to be built even by non-experts (autoprogettazione) [2].

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Palettes

 

 

 

 

© Photo Michel Giesbrecht
© Photo Michel Giesbrecht
© Photo Michel Giesbrecht
© Photo Michel Giesbrecht

Cavea sintetizza le ricerche recenti e le riflessioni portate avanti dal designer. Il progetto, infatti, racchiude le ricerche fatte a partire dalla proporzione della seduta, studiata in differenti contesti e occasioni d’uso: i gradini e le gradinate del Teatro Antico (greco e romano) in Italia , la collezione di sgabelli africani del designer Ousmane Mbaye a Dakar, la mostra [3] delle panche in legno provenienti da diverse comunità europee definite “utopiche”.

Cavea synthesizes recent research and reflections brought forward by the designer. The project encompasses the research done from proportions of sittings studied in different contexts. The steps and the stands of the ancient theatre in Italy, the collection of African stools designer Ousmane Mbaye in Dakar, the exhibition [3] of wooden benches.

Queste scoperte hanno spinto il designer a studiare delle sedute diverse che possano adattarsi alle diverse esigenze dell’utente in uno spazio di conversazione. Per esempio, la seduta più bassa (circa l’altezza di un piede) è la più profonda. Mentre, le panche disposte su tre file hanno una dimensione variabile anche in larghezza, in maniera da creare l’illusione delle gradinate di un teatro romano. In questo modo le sedute, poste di fronte alla scena, incorniciano lo spazio dell’oratore. Uno spazio, quest’ultimo, progettato con tutti gli accessori e i dispositivi video e audio utili alla messa in scena della conferenza.

These discoveries have prompted the designer to study the different chairs that can adapt to different user needs. For example, the sitting lower (approximately the height of a foot) is the deepest. The benches are arranged in three rows and have a variable size also in width, in order to create the illusion of the Roman Theatre.

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Maquette 01
maquette 02
Maquette 02
maquette 3
Maquette 03

Per concludere, rileviamo come attraverso la progettazione di questa struttura modulare – alla base della riflessione sullo spazio della conversazione – Olivier Vadrot abbia realizzato una vera scenografia della conversazione, una scena “teatrale” nomade e aperta a più contesti e usi.

Finally, we see how through this modular design, the designer has achieved a real scenography. 

© Photo Michel Giesbrecht
© Photo Michel Giesbrecht
 [1] Il progetto nasce da una richiesta del Cnap (Centre national des arts plastiques) che rientra nel programma « Capsules du design », iniziativa del Ministero della cultura e della comunicazione francese. The project stems from a request of the Cnap (Centre national des arts plastiques) falling within the program « Capsules du design », an initiative of the French Ministry of culture and communication.
[2] Cfr. I progetti del designer Enzo Mari. Projects by designer Enzo Mari.
[3]La mostra Utopian Benches-We sit together a Besançon, coprodotta da Familistère de Guise e il FRAC Franche-Comté per l’artista americano Francis Cape. The exhibition Utopian Benches-We sit together in Besançon, produced by Familistère de Guise and the FRAC Franche-Comté to the American artist Francis Cape.
Si ringrazia Olivier Vadrot per la documentazione e le immagini.