Lo spazio cinematografico in L’année dernière à Marienbad. Meccanismi e forme dell’immaginario

NEW BOOK!

AMICI DEL BLOG vi segnalo l’uscita del mio libro:

Chiara Rubessi, Lo spazio cinematografico in L’année dernière à Marienbad
Meccanismi e forme dell’immaginario, collana Fotogrammi, Aracne editrice, Roma, 2019.

Chiara Rubessi, The cinematic space in L’année dernière à Marienbad.
Mechanisms and forms of the imaginary
,
collana Fotogrammi, Aracne editrice, Roma, 2019.

Dall’incontro tra un cineasta e un romanziere, Alain Resnais e Alain Robbe–Grillet, è nato L’Année dernière à Marienbad. In questo lungometraggio entrambi gli autori trovano nuove forme di espressione estetica, segnando un passaggio importante nella storia cinematografica e letteraria. Tra memoria e immaginario, i personaggi di un imponente e regale hotel si muovono secondo una sontuosa partitura visiva, sonora e narrativa. Il volume propone un quadro interpretativo volto a mostrare come il contributo all’estetica cinematografica di questo film sia legato alla ricerca da parte degli autori di un’inedita forma di rappresentazione del tempo e dello spazio.

www.aracneeditrice.it/index.php/pubblicazione.html?item=9788825521894

 

KISHIO SUGA. Situations

In questo post parleremo della mostra dell’artista giapponese Kishio Suga, dal titolo Situations, realizzata nello spazio Pirelli Hangar Bicocca di Milano. Una mostra che merita una maggiore attenzione data da una incessante ricerca nel costruire un dialogo tra le installazioni e lo spazio dell’esposizione.

In this postwe wantto mention the exhibition of Japanese artist Kishio Suga, entitled Situations. An exhibition that deserves special attention for a continuous search of the artist in dialogue with the space that welcomes her installations.

Figura centrale dell’arte contemporanea giapponese, Suga realizza il suo lavoro a partire dalla fine degli anni Sessanta del XX secolo come membro del gruppo MONO-HA (“la scuola delle cose”), che si forma a Tokyo tra il 1969 e il 1972.
L’artista dispone e combina materiali naturali o industriali interrogandosi sulla loro presenza fisica e sul loro rapporto con lo spazio. Suga indaga la relazione tra materia e individuo realizzando installazioni site-specific in spazi che diventano inediti.
In the late 1960s, Suga began to produce and exhibit his work as a member of the artistic group MONO-HA, wich wa formed in Tokyo between 1969 and 1972.
Taking temporary arrangement and combinations of natural and industrial materials as his starting point. His principal themes are the relationships between the individual and materials.

 

Left-Behind Situation, 1972-2016.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La mostra Situations raccoglie oltre venti installazioni realizzate dall’artista dal 1969 a oggi riadattate nello spazio milanese. Suga realizza un percorso espositivo fatto da elementi organici e industriali (ferro, zinco, legno, pietra, paraffina, tessuto) combinati tra loro e inseriti in uno spazio altro che rende queste installazioni temporanee e precarie, tra leggerezza e imponenza, linearità e tensione.
L’artista crea uno spazio di situazioni (situazione Jōkyō) in cui vengono messi in evidenza le relazioni tra i diversi materiali che compongono l’opera e lo spazio circostante.
Situations in the first retrospective exhibition of Kishio Suga’s work organized outside Japan. The exhibition is designed like a landscape comprising organic and industrial elements (iron, zinc, wood, stones, paraffin and tissue) that blend characteristics of lightness and gravity, linearity and tension, solidity and immateriality.
Suga creates what he defines a ‘situation’ (Jōkyō) in which he underlines the existential interrelationships between the materials that compose the work and its surrounding space.

 

Continuous Existence-HB (Renkai-HB), 1977-2016.

 

Exposed Realm (Rokai), 1986-2016.

 

Square Metal Pond, 1985-2016.

 

Abandoned Situation, 1971-2016.

 

Fieldology, 1974-2016.

 

Condition of Situated Units, 1975-2016.

 

Law of Multitude, 1975-2016.

 

# Diagramma

Tracciare l’ontologia dell’Exhibition design

L’exhibition design è una disciplina di progetto che mobilita al suo interno più e differenti discipline. Infatti, l’exhibition design utilizza strumenti e linguaggi plurimi che interessano l’architettura degli interni, i materiali, le tecnologie, la multimedialità, la comunicazione grafica, l’antropologia, le arti. L’exhibition design presenta numerose applicazioni e derivazioni. In altre parole, l’exhibition design, essendo un progetto, implica luoghi, spazi e architetture (interni ed esterni ),  organizzando una strategia di elementi volti alla communicazione – presa nel suo più ampio significato.

Infine, la funzione dell’exhibition design è quella di stabilire e  intrattenere una  relazione, tra il visitatore e lo spazio, che porta il visitatore a cogliere le interrelazioni tra gli elementi e lo spazio. Si tratta, quindi, di considerare un insieme di elementi disposti che interagiscono tra di loro. Date queste premesse, noi proveremo a comprendere l’ontologia [1] della disciplina – exhibition design – attraverso un modello di rappresentazione concettuale Entità/Relazione (ERD, entity-relationship diagram) [2]. Infatti, la rappresentazione a diagramma ci permette di rendere riconoscibili le relazioni tra i concetti, che possono essere osservati e manipolati, con l’obiettivo di studiare le nozioni costitutive della disciplina a differenti livelli di astrazione. Considerando, in particolare, i due concetti di base « progetto » e « spazio allestito » e il loro rapporto. La modellizzazione, in quanto processo d’analisi, è sviluppata a partire da uno studio sistemico dello stato dell’arte dell’exhibition design.

[1] Searle, J. (1995). The Construction of Social Reality. New York : The Free Press.

[2] Cf. Batini, C., Ceri, S., & Navathe, S. B. (1991). Conceptual database design: an Entity-relationship approach. Benjamin-Cummings Publishing Co., Inc. Redwood City, CA, USA. Wand, Y. (1996). Ontology as a foundation for meta-modelling and method engineering. Information and Software Technology, 38 (4), 281-287.

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