# Diagramma_2

Domanda: come tracciare l’ontologia della disciplina dell’exhibition design?

Question: How to trace the ontology of the discipline of exhibition design?

In questo nuovo post, che fa riferimento al post DIAGRAMMA pubblicato il 06-06-2015, proponiamo un’altra ipotesi di diagramma che rappresenti l’ontologia dell’exhibition design.

La funzione dell’exhibition design è quella di stabilire e  intrattenere una  relazione, tra il visitatore e lo spazio, che porta il visitatore a cogliere le interrelazioni tra gli elementi e lo spazio. Si tratta, quindi, di considerare un insieme di elementi disposti che interagiscono tra di loro. Date queste premesse, noi proveremo a comprendere l’ontologia [1] della disciplina – exhibition design – attraverso un modello di rappresentazione concettuale Entità/Relazione (ERD, entity-relationship diagram)[2]. Infatti, la rappresentazione a diagramma ci permette di rendere riconoscibili le relazioni tra i concetti, che possono essere osservati e manipolati, con l’obiettivo di studiare le nozioni costitutive della disciplina a differenti livelli di astrazione. Considerando, in particolare, i due concetti di base « progetto » e « spazio allestito » e il loro rapporto. La modellizzazione, in quanto processo d’analisi, è sviluppata a partire da uno studio sistemico dello stato dell’arte dell’exhibition design.

The Figure shows a conceptual model for exhibition design, representing the key concepts and relationships for the discipline, suitable to support an understanding of its ontology[1]. Indeed, the representation in the entity-relationship diagram allows to make recognizable the constitutive constructs of exhibition designs at different levels of abstraction. In particular, the two basic concepts of “project” and “exhibition space” and their relationship are worth considering. The conceptual model is developed from a systemic study of the state of the art of exhibition design. Thus, we argue that entity-relationship diagrams (ERD)[2], as the one shown in the Figure, can be used to support decision-making in designer activity.

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[1] Searle, J. (1995). The Construction of Social Reality. New York : The Free Press.
[2] See Batini, C., Ceri, S., & Navathe, S. B. (1991). Conceptual database design: an Entity-relationship approach. Benjamin-Cummings Publishing Co., Inc. Redwood City, CA, USA. Wand, Y. (1996). Ontology as a foundation for meta-modelling and method engineering. Information and Software Technology, 38 (4), 281-287.

 

Exhibition : Danh Vō

Banish the faceless | Reward your grace

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Con questo post d’inizio anno vi parlerò dell’installazione dell’artista vietnamita Dahn Vō esposta al Palazzo di vetro (costruito nel 1887) di Madrid.

With this post I will talk about the installation of Dahn Vō, Vietnamese artist, at the Palacio de Cristal (built in 1887) in Madrid.

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Dahn Vō concepisce una mostra del XXI secolo avvalendosi dell’architettura unica del Palacio de Cristal che diventa – in una scala più grande – la grande vetrina che incapsula la nostalgia di un museo di archeologia e paleontologia del XIX secolo, dove l’oggetto veniva esposto all’interno di bellissime vetrine che facevano anche da cornice agli esemplari.

Dahn Vō utilises 21st century exhibition typologies to contrast and therefore highlight the unique architecture in the Palacio de Cristal, as if to treat the structure as one large display cabinet encapsulating the nostalgia of a nineteenth-century palaeontology and archaeology museum.

Nella mappa, qui di seguito, potete vedere la posizione dei sette diversi elementi dell’installazione posti nello spazio del palazzo. In

In the map below, you can see the position of seven different elements of the installation placed in the Palacio de Cristal.

Alcuni elementi sono posti a pavimento mentre altri pendono dal soffitto di vetro. Come si nota dalla figura il percorso espositivo è libero, concentrando gli elementi in una sola parte del palazzo.

Some elements are placed on the floor while others hang from the ceiling of glass. As shown in the picture, the exhibition path is free, its  elements being concentrated only in one part of the building.

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Di seguito documentiamo per chiarezza e completezza il titolo e la tipologia degli elementi dell’installazione. Below the title and the type of the elements of the installation:

1 03.06.1965, 2015  Fotografia, 43×42.5 cm | Color photogravure on paper

2 Senza titolo | Untitled, 2015 Grafite, testo scritto da Phung Vō, dimensione variabile | Graphite, writing by Phung Vō, dimensions variable

3 Senza titolo | Untitled, 2015 Oro sopra del cartone, testo scritto da Phung Vō, 607 g | Gold on cardboard, writing by Phung Vō

4 02.02.1861, 2009- Inchiostro su carta, testo scritto da Phung Vō, 29.6×21 cm | Ink on paper, writing by Phung Vō

5 Lick Me Lick Me, 2015 Torso greco di Apollo in marmo cristallino bianco, legno 21x49x32.1 | White crystalline Greek-marble torso of Apollo, wood

6 Dimmy, why you do this to me? 2015 Madonna col bambino, quercia policroma, busto in marmo di un satiro, acciaio, 146.2x50x50 cm | Oak and polychrome Madonna and child, French Early Gothic, marble torso of a satyr, steel

7 […] Why, Dimmy?, 2015 Fossili di mammut-Pleistocene superiore, figura in avorio del Cristo, secolo XVII, dimensioni variabili. Il titolo è estratto dalle sentenze emesse dal demone nel film L’Esorcista (1973) | Mammoth fossils, Late Pleistocene, ivory Christ figure, dimensions variable. Title excerpted from lines delivered by the demon in The Exorcist (1973)

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Con questa nuova installazione, Dahn Vō esplora l’idea del museo e la sua funzione nel mondo contemporaneo, sfidando lo status quo dell’arte su temi scottanti come la migrazione e l’identità culturale.

With this new installation, Dahn Vō explores the idea of the museum and its function in the contemporary world, challenging the status quo of art on such burning issues as migration and cultural identity.

Exhibition | 1 October 2015 – 28 March 2016

Parque del Retiro. Palacio de Cristal, Madrid

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Esporre #7 Elementi luminosi nell’allestimento

… riflessioni attorno alle

pratiche d’agencement

 

Il settimo capitolo dell’allestimento ci porta verso l’elemento luminoso ed i suoi usi. Questo elemento luminoso ha la sua massima espressione nell’ambito della discoteca, sul finire degli anni ’70 del Novecento. Molte discoteche brillano grazie a pedane luminose, specchi, lamiere stirate, tubi al neon ad accensione sequenziale. Elementi che ci ricordano le scenografie del cinema di quegli anni, come, per esempio, La febbre del sabato sera di John Badham (1977) o Superman di Richard Donner (1978).

The seventh chapter of the exhibition design takes us towards the light element and its uses. This luminous element has its maximum expression in the context of the disco, in the late 70 ‘s of the twentieth century. Many nightclubs are shining through bright pegs, mirrors, expanded metal, neon tubes sequential ignition. Elements that remind us of the scenes of cinema of those years, such as Saturday night fever directed by John Badham (1977) or Richard Donner’s Superman (1978).

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Tra la fine degli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, gli elementi luminosi e colorati entrano nel retail (disco-bar), e in seguito anche nell’allestimento dei video musicali e nei programmi televisivi, come per esempio Discoring.

In the late 70 ‘s and 80 ‘s of the last century, bright and colourful elements enter the retail (disco-bar), and later also in the production of music videos and television programs, such as Discoring.

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Nell’allestimento degli ultimi decenni, gli elementi luminosi sono ormai utilizzati – e a volte abusati – in tutti i campi dell’exhibition design : retail, mostre, fiere, esposizioni temporanee (parliamo di spazi interni non degli spazi aperti della città, che richiederebbe un altro post). Un esempio importante, che vede nell’elemento luminoso un protagonista del concept insieme alla sua forma, è quello dell’allestimento della Borsa di Francorte, dove questo elemento segna dei confini e uno spazio di lavoro scandito nel tempo della giornata. Il progetto, realizzato nel 2008 su un’area di circa 1500 mq, è dello studio Atelier Brueckner di Stoccarda. Un allestimento che relazione, attraverso la scelta d’un elemento, il mondo della finanza con quello del disco-bar e della musica.

In recent decades, the lighting elements are now used – and sometimes misused – in all aspects of exhibition design: retail, exhibitions, fairs, exhibitions (internal spaces of open spaces in the city, which would require another post). An important example, which sees a bright element of the concept together with its shape, is the preparation of the Frankfurt Stock Exchange, where this element marks the boundaries and a work space divided in time of the day. The project, carried out in 2008 on an area of about 1500 square meters, is the firm Atelier Brueckner. An exhibition that report, through the choice of an element, the financial world with the disco-bar and music.

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Di seguito vi mostreremo qualche immagine per darvi un’idea – ovviamente minima e non esaustiva – dei differenti usi dell’elemento luminoso, e colorato, nell’ambito dell’exhibition design.

Below we will show some pictures to give you an idea – of course not limited to minimum – the different uses of bright and colorful element, in the context of the exhibition design.

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Exhibition. Don’t Shoot the Painter

Don’t shoot the painter (Non sparate sul pittore) [1] mette in mostra i dipinti della collezione contemporanea d’arte di UBS presso la GAM (Galleria d’arte Moderna) di Milano, dal 17.06.2015 al 04.10.2015. In mostra sono presentati 110 opere realizzate a partire dagli anni 1960.

Don’t shoot the painter is the exhibition of the paintings of the UBS contemporary art collection at GAM (Galleria d’arte Moderna), Milan, from 17.06.2015 to 04.10.2015. There are presented 110 works from the sixties of the twentieth century.

Tra gli artisti ricordiamo : John Armleder, John Baldessari, Jean-Michel Basquiat, Michaël Borremans, Alice Channer, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Gunther Förg, Gilbert & George, Katharina Grosse, Andreas Gursky, Damien Hirst, Alex Katz, Bharti Kher, Gerhard Richter, Thomas Struth, Hiroshi Sugimoto, Mark Tansey e Christopher Wool.

Featured artists include: John Armleder, John Baldessari, Jean-Michel Basquiat, Michaël Borremans, Alice Channer, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Gunther Förg, Gilbert & George, Katharina Grosse, Andreas Gursky, Damien Hirst, Alex Katz, Bharti Kher, Gerhard Richter, Thomas Struth, Hiroshi Sugimoto, Mark Tansey and Christopher Wool.

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Il percorso espositivo si compone di 7 sale divise per tema :

_Sala 1 Introduzione

_Sala 2|3 Il paesaggio

_Sala 4 Il ritratto

_Sala 5 Figurativismo e rappresentazione della figura umana

_Sala 6|7 Il colore.

The exhibition consists of 7 halls divided by theme :

_ Room  1 Introduction

_ Room 2 | 3 The landscape

_ 4 Room The portrait

_ Room 5 Figurative style and representation of the human figure

_ Room 6 | 7 Color.

La prima sala definisce il concept dell’intera mostra presentando allo spettatore una fotografia, la celebre National Gallery 1, London 1989 (1989), di Thomas Struth. Con questa fotografia Struth coglie la fruizione dell’opera d’arte in quella che diventa la scena dello spazio museale, segnalando così la relazione tra l’opera d’arte,  lo spazio e lo spettatore. Il contenuto di questa fotografia coglie dunque la complessità del nuovo soggetto. L’allestimento cerca di far proprio il concetto di questa fotografia riproponendo al visitatore diverse fotografie monocromatiche delle sale della GAM. Le fotografie diventano la texture delle pareti espositive sulle quali posizionare i dipinti a tutt’altezza, creando nella visione finale un effetto wunderkammer.

The first room defines the concept of the entire exhibition through a photograph, the famous National Gallery 1, London 1989 (1989), by Thomas Struth. With this photograph Struth captures the fruition of the artwork in what becomes the scene of the museum space, indicating the relationship between the work of art, space and the viewer. The content of this photograph captures the complexity of the new subject. Then, the exhibition tries to get the concept of this photograph by showing to the visitor a series of different monochromatic photographs of the rooms of GAM. The photographs become the texture of the exhibition walls, where to position full height paintings, thus creating an overall wunderkammer effect.

Di seguito qualche immagine della mostra. Here some pictures of the exhibition.

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[1] Nei saloon del Far West c’era la scritta Don’t shoot the pianist (Non sparate sul pianista).

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Exhibition. “The wild west” a Warszawa

In questo post di fine agosto vorrei parlarvi della città di Varsavia. Città che ho avuto il piacere di visitare quest’estate, ma nella quale mi ero già imbattuta durante un viaggio interrail, circa 17 anni fa.

Mi ricordo che in quell’occasione sono uscita qualche momento dalla stazione, la Warszawa Centralna, e, all’istante, davanti ai miei occhi si erge maestoso il Palazzo della cultura (Pałac Kultury i Nauki, costruito tra il 1952 e il 1955), anche detto Palazzo di Stalin, con i suoi 237 metri d’altezza. Una sensazione strana, che ancora oggi riesco a ricordare con chiarezza.

Raggiungiamo però la Varsavia del 2015 per raccontare una mostra interessante e stimolante dal titolo The Wild West. A history of Wrocław’s Avant-Garde, realizzata presso la Galleria Nazionale d’Arte Zachęta.

L’esposizione ripercorre la storia dell’avanguardia artistica di Wrocław (una cittadina nel sud-ovest della Polonia), in un percorso cronologico che va dal 1953 al 2009 circa. Ma è anche la storia di questa città speciale vista attraverso l’arte creata . Una mostra, dunque, che rintraccia la realtà quotidiana e i luoghi di Wrocław (Breslavia in italiano), dove un microcosmo di artisti ha preso vita attraverso la creazione di scuole d’arte, musei, film studios, laboratori teatrali, associazioni.

Avanguardia che vede al suo interno l’attività di più linguaggi : teatro, performance, video arte, pittura, fotografia, cinema, musica, poesia, architettura, urbanistica, design. Dunque, un percorso espositivo tematico – con quasi 500 opere – realizzato con un allestimento semplice e chiaro, che definirei “less is more”, che illustra al visitatore le diverse pratiche di questi artisti e i cambiamenti avvenuti nella città.

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CATALOGO DELLA MOSTRA

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Foto del 26-08-15 alle 15.34

Vi segnalo anche delle gallerie d’arte scoperte camminando tra le vie di Varsavia

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Bwawarszawa

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Gallery Le Guern

Queste gallerie, e molte altre, parteciperanno all’evento che si terrà dal 25 al 27 settembre 2015 a Varsavia, il Warsawgalleryweekend

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Per concludere, vi segnalo un bel locale, il Resort (Ul. Bielanska 1), un ottimo posto per bere, rilassarsi e ascoltare buona musica.

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Exhibition : Cucine & Ultracorpi

Recentemente ho visitato la mostra dal titolo CUCINE & ULTRACORPI (9 aprile-21 febbraio 2015) realizzata alla Triennale di Milano in occasione dell’Expo 2015. La mostra costituisce l’ottava edizione del Triennale Design Museum. Il tema scelto è quello  della cucina come luogo che ospita il maggior livello di innovazione tecnologica della casa.

Il curatore della mostra è Germano Celant, mentre l’allestimento scenografico è stato concepito dallo Studio Italo Rota con Alessandro Rigamonti, Andrea Bolla e Giacomo Garnier e Simon Oropeza.

La mostra è stata allestita nello spazio della Triennale Design Museum all’interno del Palazzo dell’Arte.

Uno spazio dal percorso circolare, che spezza la prospettiva. Così il percorso mise en scène    traccia delle linee, delle regolarità tematiche.

Le tematiche affrontate dal tema della mostra sono 12 :

Timers / Alarms / Water /  Fire / Earth / Air

Hearing / Environment / Touch / Smell / Minikitchen / The kitchen as place

Lo spazio è utilizzato sia verticalmente che orizzontalmente, creando passaggi chiusi e aperture visive. Inoltre, l’esposizione coinvolge e attiva, di volta in volta, i sensi dello spettatore.

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Entrance

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Timers

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Alarms

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Fire

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Hearing

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Air

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Smell

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Una mostra che esibisce il meglio del design degli elettrodomestici – piccoli e grandi  – da cucina dando rilevanza alla funzione e alla forma. Gli elettrodomestici sono a loro volta accolti da strutture diverse che oltre a contenerle ne intensificano la visione.

# Diagramma

Tracciare l’ontologia dell’Exhibition design

L’exhibition design è una disciplina di progetto che mobilita al suo interno più e differenti discipline. Infatti, l’exhibition design utilizza strumenti e linguaggi plurimi che interessano l’architettura degli interni, i materiali, le tecnologie, la multimedialità, la comunicazione grafica, l’antropologia, le arti. L’exhibition design presenta numerose applicazioni e derivazioni. In altre parole, l’exhibition design, essendo un progetto, implica luoghi, spazi e architetture (interni ed esterni ),  organizzando una strategia di elementi volti alla communicazione – presa nel suo più ampio significato.

Infine, la funzione dell’exhibition design è quella di stabilire e  intrattenere una  relazione, tra il visitatore e lo spazio, che porta il visitatore a cogliere le interrelazioni tra gli elementi e lo spazio. Si tratta, quindi, di considerare un insieme di elementi disposti che interagiscono tra di loro. Date queste premesse, noi proveremo a comprendere l’ontologia [1] della disciplina – exhibition design – attraverso un modello di rappresentazione concettuale Entità/Relazione (ERD, entity-relationship diagram) [2]. Infatti, la rappresentazione a diagramma ci permette di rendere riconoscibili le relazioni tra i concetti, che possono essere osservati e manipolati, con l’obiettivo di studiare le nozioni costitutive della disciplina a differenti livelli di astrazione. Considerando, in particolare, i due concetti di base « progetto » e « spazio allestito » e il loro rapporto. La modellizzazione, in quanto processo d’analisi, è sviluppata a partire da uno studio sistemico dello stato dell’arte dell’exhibition design.

[1] Searle, J. (1995). The Construction of Social Reality. New York : The Free Press.

[2] Cf. Batini, C., Ceri, S., & Navathe, S. B. (1991). Conceptual database design: an Entity-relationship approach. Benjamin-Cummings Publishing Co., Inc. Redwood City, CA, USA. Wand, Y. (1996). Ontology as a foundation for meta-modelling and method engineering. Information and Software Technology, 38 (4), 281-287.

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La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferrè in mostra

La mostra La camicia bianca secondo me_Gianfranco Ferrè è stata allestita nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, a Milano.  Le Cariatidi, quaranta statue a stucco con figure maschili e femminili  poste a sostegno della balconata sono opera dello scultore Gaetano Callani, chiamato, da Giuseppe Piermarini – l’artefice della trasformazione in stile neoclassico di Palazzo Reale – a realizzarle dal 1774 al 1776.

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La mostra inizia con un passage. I teli, su cui scorrono macro-immagini di disegni autografi di Gianfranco Ferré – l’architetto della moda milanese –,  permettono di cogliere i primi segni che delineano la sua visione poetica.

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Il percorso prosegue passando per uno spazio-accoglienza dove troviamo delle fotografie su pannelli di modelle che indossano alcune delle camicie bianche in esposizione.

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Arriviamo finalmente nella Sala delle Caritiadi, il cuore dell’esposizione, dove il nostro sguardo rimane affascinato da una luce che avvolge un insieme di camicie bianche.

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La struttura allestita è composta da sei file – ciascuna di cinque camicie – sorrette da leggeri fili di alluminio che generano in maniera imprevidibile del movimento. Al lato della struttura principale, posta su un rivestimento di tessuto nero, sono disposte delle teche che contengono bozzetti e riviste di moda dell’epoca Ferré.

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Su parte del soffitto della sala, scorrono lentamente le immagini delle camicie bianche che appaiono agli occhi del visitatore come leggere nuvole.

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Il sistema d’illuminazione crea dei giochi di luce e ombra che destano in un continuum spaziale l’attenzione del visitatore.

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Per concludere, possiamo osservare come la scenografia sia riuscita nell’intento di esibire e valorizzare le geometrie e i diversi effetti dei tessuti di queste magnifiche camicie bianche. Evidenziando, anche, gli elementi progettuali più innovativi e le diverse interpretazioni. Tutto ciò porta a far scoprire al visitatore le forme che può assumere la camicia bianca, vero e proprio paradigma delle creazioni dello stilista.

Nota: la mostra, di Palazzo Reale a Milano, è una rielaborazione dello studio CastagnaRavelli dell’allestimento di Guicciardini e Magni Architetti per il Museo del Tessuto di Prato.

MOSTRA FONDAZIONE GIANFRANCO FERRE

# Le parole dell’Exhibition Design

 

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Iniziamo questo 2015 con un articolo che vuole provare a tracciare – certamente non esaustiva o completa – un vocabolario dell’exhibition design attraverso le sue parole. Questo insieme di parole che inizieremo a comporre servirà per mostrare e rilevare la pluridisciplinarietà dell’exhibition design.

Il nostro compito sarà, infatti, quello di monitorare – nel corso del tempo – il movimento  delle parole che compongono la disciplina, collocandole in una prospettiva in divenire.

Oggetto – Colore – Illuminazione – Materia – Percorso – Visitatore – Spazio – Forma – Temporaneità – Circolarità – Architetture – Fisicità – Tecnologia – Grafica – Narrazione – Comunicazione – Multimedialità – Immaginario – Mise en scène – Suono – Testo – Immagini – Sensi – Arte – Effimero – Prospettiva – Prossemica – Vuoto – Pieno

Appello ai lettori _ Inviate altre parole !

Esporre #6 Fuori scala

 

… riflessioni attorno alle

pratiche d’agencement

 

Siamo al sesto capitolo del nostro percorso sull’allestimento. In questo breve articolo ci occuperemo del FUORI SCALA, allestire una mostra attraverso il concept del fuori scala creando allo stesso tempo un effetto efficace, spiazzante e immediato. Il tema del fuori scala ci porta a considerare l’esempio del Mosè di Michelangelo Buonarroti. Si osserva un imponente Mosè seduto, con le tavole della Legge poste sotto il braccio.

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Le costruzioni fuori scala sono invenzioni e allusioni che attraggono lo sguardo del visitatore, diventando dei segnali, dei supporti, dei contenitori. Stimolando la percezione falsata degli elementi. Di seguito riporteremo alcuni esempi dell’uso del fuori scala nell’allestimento.

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Padiglione RAI, Achille Castiglioni con Enzo Mari, 1965.

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Padiglione ENI, Achille e Piergiacomo Castiglioni, Fiera di Milano, 1958.
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Venti progetti per il futuro del Lingotto, Achille Castiglioni con R. Avanzini, A. Bianda, E. Promontorio, grafica Pierluigi Cerri, Torino, 1984.
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Nidi di uomo-green project, Milano, http://www.aaahhhaaa.it
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http://www.aaahhhaaa.it
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Kitchen garden, Milano, 2007, http://www.aaahhhaaa.it
Hogan Riders-Tales&Times of motorcycle lifestyle, studio Migliore+Servetto Architects, Milano, 2003.
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Grandi librerie abitate da differenti oggetti.

Altro esempio è l’allestimento dello studio milanese Migliore+Servetto Architects dal titolo THE NEW YORK TIMES ANNIVERSARY, che si è svolto al Bulgari Hotel di Milano in occasione del FuoriSalone del 2009. L’elemento fuori scala che cambia la percezione del visitatore è la riproduzione della carta da gioco. Vi segnaliamo il link alle immagini  dell’allestimento http://architettimiglioreservetto.it/nyt-anniversary/

Bibliografia

Ico Migliore, Mara Servetto, Space Morphing, Edizione 5 Continents, Milano, 2007.