Presentazione della teoria della Forma Aperta di Hansen, AICA congress in Wroclaw (1975). Photography: Warsaw Academy of Fine Arts Museum.
In questo articolo parleremo della visione degli spazi dell’architetto Oskar Nikolai Hansen (Helsinki,1922-Varsavia, 2005).
In this article, we will discuss the vision of living spaces as proposed by Oskar Nikolai Hansen (Helsinki, 1922 – Warsaw, 2005).
Architetto visionario, progettista, teorico, pedagogo, pittore e sculture.
Visionary architect, designer, theoretician, pedagogue, painter and sculptor.
Interessante è la visione degli spaziabitati dall’uomo di Hansen teorizzata nel concetto di Forma Aperta, che prevede la concezione di un progetto variabile così da poter accogliere nel tempo l’intervento dei fruitori – che diventavano a loro volta co-autori dello spazio.
Interesting is the vision of space as inhabited by Hansen, who theorized about Open Form – a space shaped by its inhabitants and their activities. This idea permeates all of his subsequent work, forming a theory that embraces art as a process and actively engages the viewer, recipient, and user.
Studio sul sistema lineare continuo, Linear Continuous System (LSC). Study on the Linear Continuous System (LCS).
Zacheta Gallery, Varsavia, Polonia, 1958, Oskar and Zofia Hansen.
Progetto di monumento ai caduti di Auschwitz-Birkenau, Polonia, 1958-59. Project for the Monument to the Victims of Auschwitz-Birkenau, Poland, 1958-59.
Forma Aperta. Questa teoria voleva dare una risposta ai problemi che l’architettura del dopoguerra stava affrontando, ma anche aprire un dibattito critico sul movimento moderno (CIAM, International Congresses of Modern Architecture, 1928-1959). Infatti, le critiche di Hansen vengono espresse verso i progetti di social housing dell’epoca. Hansen afferma che questi progetti sono il risultato di un’architettura chiusa.
Open Form. The theory he proposed was his response to the problems architecture faced in the post-war period. His critiques of the modern movement were also directed towards the members of CIAM (International Congresses of Modern Architecture). These critiques were fundamentally aimed at the social housing projects of that time. Hansen argued that these projects are the result of a closed architecture—an architecture that is predetermined and absolute before it is even realized.
Hansen è contrario alle architetture di tendenza modernista, che a suo parere non hanno la capacità di ospitare sia l’individuo che il collettivo. Al contrario, l’idea di un posizionamento del singolo nel collettivo dovrebbe concorrere a creare una migliore condizione di vita. Dunque, la Forma Aperta vede il suo principio fondativo nel riconoscimento dell’individuo come parte del collettivo. Un individuo che, potenzialmente, potrebbe diventare attivo e partecipe della creazione di spazi :
La Forma Aperta dovrebbe essere intesa come il riconoscimento del singolo all’interno di un collettivo.
Hansen opposes modernist architecture, which, in his opinion, lacks the capacity to accommodate both the individual and the collective. The Open Form is founded on the principle of recognizing the individual as part of the collective an individual who has the potential to become active and involved in the creation of spaces.
Open Form shouls to be understood as the recognition of the individual in a collective .
Lublino, Polonia, 1960-1966.
> Oscar Newman, CIAM’59in Otterlo, Stuttgart, 1961, with contributions by J. Bakema, G. Candilis, G. de Carlo, J. Coderch, R. Erskine, A. van Eyck, B. and D. van Ginkel, G. Grung, H. Haan, O. and Z. Hansen, A. Josic, C. Polonyi, E. Rogers, A. Roth, A. and P. Smithson, J. Soltan, K. Tange, J. Voelcker and S. Woods.
Les Outrenoirs di Pierre Soulages. Una mostra tra arte e scienza.
The Outrenoirs of Pierre Soulages. An exhibition at the intersection of art and science.
Con questo post vogliamo dare spazio a un filone espositivo che vede la scienza entrare nei musei e nelle gallerie, luoghi che nel corso del tempo sono stati creati per l’arte, per diventare esperienza visibile al fuori del laboratorio di ricerca. Questo connubio, in alcuni casi forzato, tra arte e scienza pone però degli interrogativi sulle modalità di esposizione, sull’allestimento quale veicolo di comunicazione e, infine, sulla ricezione del visitatore.
Nel nuovo spazio espositivo dell’EPFL di Losanna sono esposte le grandi tele del pittore francese Pierre Soulages. La lunga struttura (che ricorda l’ala espositiva la manica lunga del museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli), definito uno spazio di sperimentazione museale(esperimental exhibition space) è opera dell’architetto giapponese Kengo Kuma.
Noir, c’est noir? è una mostra pilota. L’intento è quello di codificare attraverso lo studio scientifico il fenomeno della luce che l’artista ha trattato nelle sue opere come una materia e non come fenomeno ottico. Infatti, l’artista afferma:
“Per non limitare queste tele a un fenomeno ottico, ho inventato il termine Outrenoir, al di là del nero, una luce transmutata dal nero. […] Outrenoir indica un altro paese, un altro stato mentale che vada oltre a quello di un semplice nero”.
La mostra è sperimentale. Ricercatori e designer dell’EPFL hanno fatto ricorso alla tecnologia digitale per proporre uno sguardo originale sull’opera di Soulages. Tuttavia, questa mostra presenta dei limiti di percezione delle opere e di allestimento.
The pilot exhibition Noir, c’est noir ? does limit itself to the tautological allure of its title. It hunts down and overcomes misleading evidence by joining the insights of art with the enlightenment of science. Soulages says:
“To avoid reducing these paintings to an optical phenomenon, I invented the word Outrenoir,- beyond black, a light transmuted by black. […] Outrenoir designate another country, a different mental field beyond that of simple black”. [1]
The exhibition proves itself to be an experimental challenge. EPFL researchers and designers are taking advantage of sophisticated technologies to offer an original perspective into the Outrenoirs of Solages. However,thisexhibitionhas limitationsof perception and of the scenography.[2]
Biblioteca di 32 pigmenti neri. Library of 32 black pigments.
La mostra è divisa in sezioni tematiche legate alla scienza: immersione, materia, luce, struttura e ottico (immersion, matter, light, structure, optics). Per quanto riguarda l’allestimento, le indicazioni per il visitatore – soprattutto nella parte dedicata alla scienza sono, in alcune parti del percorso, assenti e vedono l’utente costretto a chiedere aiuto alle poche addette alla mostra (per esempio, il touch screen display – vedi immagine qui sotto – non dispone di una legenda d’uso per l’utente).
Il percorso, obbligato, si sviluppa lungo il corridoio asimmetrico della galleria. Le 19 grandi tele di Soulages, allestite nella galleria, sembrano non trovare una visione di ampio respiro. Infatti, le tele sono disposte a poca distanza l’una dall’altra – se non appese a spessi pannelli murali, delle quinte, di colore bianco o con cavi che scorrono dal pavimento al soffito – per dare più spazio ai due box costruiti per inserire i ‘giochi’ luminosi.
Per concludere, l’allestimento presenta una pesantezza di fondo dovuta in buona parte alla scelta degli spessi pannelli-muro. Lo spazio dell’architettura e l’allestimento non sembrano trovare un dialogo tra loro rendendo la visita non fluida e a tratti complessa. Personalmente, come exhibition designer, sarei partita da una ricerca di concept che facesse propria la leggerezza di materiale per far emergere e rafforzare, in contrasto, la matericità delle opere di Soulages (che in questa mostra perdono un po’ della loro forza visiva) e diversi dispositivi scientifici di studio sulla luce.
Dispositivo di regolazione dell’illuminazione che capta il movimento dello spettatore di fronte al quadro.System that is able to detect our position and movements in front of the paintings.
[1] Pierre Soulages, “Le noir, la lumière, la peinture”, in Annie Mollard-Desfour, Le dictionnaires des mots et expressions de couleur XXe-XXIe siècle. Le Noir, Paris, CNRS, 2005, p. 14.
[2] Alcuni testi sono stati ripresi dalla brochure di presentazione della mostra.