Esporre #5

… riflessioni attorno alle

pratiche d’agencement

 

In questo quinto capitolo ci occuperemo del tema della luce, illuminare l’esposizione. L’evoluzione della luce artificiale nell’allestimento (permanente e temporaneo) deriva dalle mutevoli idee progettuali che si sono sviluppate nel corso del tempo. Idee progettuali che hanno fatto dell’analisi e dell’uso – anche sperimentale – di principi tecnici una vera risorsa per l’innovazione nel campo dell’illuminazione. In questo post vorremo fornire, da un punto di vista percettivo, una breve panoramica sulle tipologie di progettazione della luce artificiale presente soprattutto in ambienti museali, gallerie o siti d’interesse culturale che il più delle volte non possono accogliere interventi di trasformazione strutturale (che permetterebbero l’accesso alla luce naturale).

Il progetto di luce, dunque, è materia complessa perché al suo interno annette un numero di variabili che dipendono da differenti campi disciplinari e richiedono un coordinamento  organizzato e competente già a partire dalle prime fasi di pensiero del progetto allestitivo.

Di alcune funzioni della luce

La luce d’accento segna oggetti o elementi architettonici con dei coni di luce a fascio stretto e contorni più o meno nitidi.

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Luce d’accento

La luce a fascia orizzontale favorisce la continuità visiva tra un oggetto e l’altro senza procurare forti contrasti. Mentre, la luce effetto ‘wall-washer’ genera un effetto omogeneo e costante sulla parete.

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A sinistra. Luce a fascia orizzontale di origine anglosassone. A destra. Luce a ‘wall-washer’ con effetto parete luminosa.

La luce con sagomatore  permette di concentrare l’illuminazione solo nella parte d’interesse creando così un forte contrasto tra la superficie illuminata e lo sfondo.

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Luce con sagomatore.

La luce d’accento utilizzata su un oggetto tridimensionale genera un effetto variabile in base all’effetto di contrasto desiderato. L’ampiezza delle ombre sarà condizionato dall’angolazione del corpo illuminante. Mentre, la luce dal basso su un oggetto tridimensionale crea una percezione dello spazio e dell’oggetto più vicina alla scenografia teatrale. Per esempio a teatro le luci basse del palcoscenico vengono sfruttate per rappresentare una particolare atmosfera drammatica replicabile anche nell’allestimento.

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A sinistra. Luce d’accento orientata su un oggetto tridimensionale. A destra. Luce dal basso.

Infine, nell’ultima figura qui sotto abbiamo un esempio dell’effetto di lettura in negativo che si basa sul principio di anteporre un oggetto di fronte a uno schermo o a una superficie radiante e omogenea. Il risultato è una sagoma del volume che si profila sul fondo luminoso.

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L’effetto negativo.

Per concludere, di seguito riportiamo alcune immagini della mostra Carlo Saraceni 1579 – 1620 (Roma, 28 novembre 2013- 2 marzo 2014), realizzata all’interno di un palazzo storico, Palazzo Venezia, dove la soluzione illuminotecnica s’integra perfettamente con le forme delle pareti costuite, i colori scelti per dell’allestimento e soprattutto il palazzo preesistente. L’effetto finale è quello di una luce (che ha la sua origine nelle pareti) che sembra sostenere delle tele galleggianti nel colore.

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Riferimenti bibliografici

Le figure relative alle tipologie d’illuminazione sono state estratte dal libro di Alberto Pasetti, Luci per esporre. Illuminare tra design e tecnica, Marsilio, Venezia, 2006.