Cavea. Allestire lo spazio della conversazione pubblica

In questo post vogliamo aprire una finestra sull’allestimento della conversazione pubblica, uno spazio d’interazione che merita una propria ricerca nella pratica dell’allestimento e pone interessanti sfide progettuali.

In this article, we will talk about spatial design of the public conversation, a space of interaction that poses interesting design challenges.

© Photo Michel Giesbrecht
© Photo Michel Giesbrecht
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© Photo Michel Giesbrecht

La conferenza, il seminario, il workshop, l’atelier e il dibattito hanno la facoltà di riunire in un spazio degli individui che si ritrovano solitamente per ascoltare e partecipare a una conversazione. Si avvia così un processo d’interazione tra lo spazio (dedicato a questa pratica) e gli elementi di allestimento che concorrono a definire la configurazione spaziale e la postura corporale dei partecipanti che si trattengono in uno spazio.

The conference brings together in a space of individuals participating in a conversation. Starts a process of interaction between space and the elements that define the spatial configuration and bodily posture of the participants.

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La riflessione sulla postura dell’individuo e la pratica della conversazione ha portato il designer e scenografo francese, Olivier Vadrot, a realizzare il progetto Cavea (une salle de conférence nomade) [1].

Reflection on the posture of the individual and the practice of conversation brought the designer Olivier Vadrot to realize the project Cavea [1].

Cavea (dal lat. cavĕa(m), propr. ‘cavità’), da cui la forma specifica ad arco delle sedute, è un sistema modulare e flessibilmente adattabile che permette la programmazione di conferenze, dibattiti e tavole rotonde, con una capienza che arriva fino alle sessanta persone.

Cavea (dal lat. cavĕa(m), propr. ‘cavità’), from which the specific form an arc of sittings, is a modular system that allows programming of  debates and round tables with a seating capacity of sixty people.

Il dispositivo è composto da una serie di elementi autonomi in multistrato di betulla che vengono assemblati montando un telaio in acciaio leggero. Il principio di montaggio permette, in un’ottica di autoprogettazione [2], di essere assemblato anche da persone non esperte.

The device is composed of a series of standalone elements made of birch plywood that are assembled by mounting a light steel frame. The principle of mounting allows to be built even by non-experts (autoprogettazione) [2].

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Palettes

 

 

 

 

© Photo Michel Giesbrecht
© Photo Michel Giesbrecht
© Photo Michel Giesbrecht
© Photo Michel Giesbrecht

Cavea sintetizza le ricerche recenti e le riflessioni portate avanti dal designer. Il progetto, infatti, racchiude le ricerche fatte a partire dalla proporzione della seduta, studiata in differenti contesti e occasioni d’uso: i gradini e le gradinate del Teatro Antico (greco e romano) in Italia , la collezione di sgabelli africani del designer Ousmane Mbaye a Dakar, la mostra [3] delle panche in legno provenienti da diverse comunità europee definite “utopiche”.

Cavea synthesizes recent research and reflections brought forward by the designer. The project encompasses the research done from proportions of sittings studied in different contexts. The steps and the stands of the ancient theatre in Italy, the collection of African stools designer Ousmane Mbaye in Dakar, the exhibition [3] of wooden benches.

Queste scoperte hanno spinto il designer a studiare delle sedute diverse che possano adattarsi alle diverse esigenze dell’utente in uno spazio di conversazione. Per esempio, la seduta più bassa (circa l’altezza di un piede) è la più profonda. Mentre, le panche disposte su tre file hanno una dimensione variabile anche in larghezza, in maniera da creare l’illusione delle gradinate di un teatro romano. In questo modo le sedute, poste di fronte alla scena, incorniciano lo spazio dell’oratore. Uno spazio, quest’ultimo, progettato con tutti gli accessori e i dispositivi video e audio utili alla messa in scena della conferenza.

These discoveries have prompted the designer to study the different chairs that can adapt to different user needs. For example, the sitting lower (approximately the height of a foot) is the deepest. The benches are arranged in three rows and have a variable size also in width, in order to create the illusion of the Roman Theatre.

maquette01
Maquette 01
maquette 02
Maquette 02
maquette 3
Maquette 03

Per concludere, rileviamo come attraverso la progettazione di questa struttura modulare – alla base della riflessione sullo spazio della conversazione – Olivier Vadrot abbia realizzato una vera scenografia della conversazione, una scena “teatrale” nomade e aperta a più contesti e usi.

Finally, we see how through this modular design, the designer has achieved a real scenography. 

© Photo Michel Giesbrecht
© Photo Michel Giesbrecht
 [1] Il progetto nasce da una richiesta del Cnap (Centre national des arts plastiques) che rientra nel programma « Capsules du design », iniziativa del Ministero della cultura e della comunicazione francese. The project stems from a request of the Cnap (Centre national des arts plastiques) falling within the program « Capsules du design », an initiative of the French Ministry of culture and communication.
[2] Cfr. I progetti del designer Enzo Mari. Projects by designer Enzo Mari.
[3]La mostra Utopian Benches-We sit together a Besançon, coprodotta da Familistère de Guise e il FRAC Franche-Comté per l’artista americano Francis Cape. The exhibition Utopian Benches-We sit together in Besançon, produced by Familistère de Guise and the FRAC Franche-Comté to the American artist Francis Cape.
Si ringrazia Olivier Vadrot per la documentazione e le immagini.