In questo post vorremo dare rilevanza agli allestimenti di Enzo Mari che realizzò per diverse aziende, come Danese e Bompiani o per fondazioni ed enti come l’allestimento della mostra Voudou. Vodun: African Voodoo, che Mari ha progettato nel 2011 per la Fondation Cartier di Parigi.
Nel 1970 presso il Musée des Arts Décoratifs, Palais du Louvre, Pavillon de Marsan a Parigi viene inaugurata la mostra dal titolo Contenir, regarder, jouer (14 janvier-9 mars) con una selezione di oggetti di Danese Milano.




Mari progetta degli allestimenti modulari e flessibili in cartone (materiale che utilizzerà anche per altri progetti di mostre e negozi per Danese). Il progetto di questi display in cartone presenta una connotazione architettonica che poggia sulla composizione di moduli geometrici. Questi ultimi compongono forme complesse e versatili per la divisione dello spazio o il supporto degli oggetti esposti.
La ricerca sul materiale cartone sviluppata da Mari, a partire dagli anni 1960, vedrà anche la realizzazione del progetto Il posto dei giochi (1967), un habitat gioco per bambini. Il paravento in cartone, leggero e resistente, è uno strumento lasciato alla libera fanstasia del bambino. Il display presenta delle decorazioni colorate e delle aperture di forme geometriche diverse sollecitando intepretazioni molteplici nel piccolo abitante.

Tornando indietro nel tempo, agli anni 1950, un allestimento che si distingue per la sua funzione è la Libreria viaggiante (1956): un camioncino trasformato in una saletta di esposizione di libri della casa editrice Bompiani. Lo scopo del progetto era quello di raggiungere i luoghi remoti d’Italia che non avevano le librerie. Il vettore si presentava come una libreria mobile con vetrine ; all’interno c’era una collezione di libri e un salottino dove il libraio poteva ricevere e conversare con i visitatori.



Concludiamo questo breve excursus sul tema dell’allestimento in Mari con la già citata mostra del 2011 dal titolo Voudou. Vodun: African Voodoo dove sono esposte sculture voodoo o vudù della collezione Anne e Jacques Kerchache. L’allestimento progettato da Mari presenta una serie di quinte a vista poste in circolo nella grande sala vetrata della fondazione. Ogni quinta presenta una piccola porta chiusa davanti alla quale è posizionata e illuminata dall’alto una scultura della collezione, come fosse il guardiano della casa. Entriamo, quindi, in una specie di scenografia cinematografica dove le sculture diventano i protaginisti silenziosi di un racconto tutto da scoprire e immaginare.

